Lascia perdere by Annie Duke

Lascia perdere by Annie Duke

autore:Annie Duke [Duke, Annie]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Egea


È difficile abbandonare lo status quo

L’effetto dotazione e l’errore dei costi irrecuperabili si intrecciano in maniera tale da amplificare l’intensificazione dell’impegno. A questo mix di forze cognitive che truccano la bilancia si aggiunge il pregiudizio dello status quo.

In poche parole, lo status quo è il percorso su cui vi trovate già o il modo in cui avete sempre fatto le cose. Il pregiudizio consiste nel fatto che preferiamo attenerci a quelle decisioni, a quei metodi e quei percorsi che abbiamo già intrapreso, e mostriamo resistenza a deviare verso qualcosa di nuovo o diverso. Questo è vero che si pensi a un cambio di carriera, come Sarah Olstyn Martinez o Sasha Cohen, o di interrompere una relazione e frequentare persone nuove, o di cambiare specializzazione o università. Per le squadre dell’NBA, una volta che un giocatore è nella rosa, diventa parte dello status quo: lasciarlo in panchina, scambiarlo o tagliarlo dalla rosa significa deviare da quello status quo.

In un articolo seminale del 1988 l’economista di Harvard Richard Zeckhauser e l’economista della Boston University William Samuelson hanno introdotto l’espressione «pregiudizio dello status quo» (status quo bias). A supporto hanno presentato sia esperimenti di laboratorio sia studi sul campo, dimostrando che gli individui aderiscono in modo schiacciante all’opzione dello status quo anche quando tale opzione sia associata a un valore atteso inferiore. Il pregiudizio è ampiamente riconosciuto ed è stato dimostrato essere applicabile a decisioni prese da individui e organizzazioni.

Lo status quo rappresenta un conto mentale che abbiamo già aperto e comporta costi irrecuperabili, vale a dire il tempo, il denaro o gli sforzi investiti nel modo in cui abbiamo fatto le cose; chiudere quel conto per passare a un’opzione differente può farci sentire come se stessimo sprecando quelle risorse che abbiamo già speso.

Sullo status quo si innesta anche un effetto dotazione, nel momento in cui ci assumiamo la proprietà delle decisioni che ci hanno mantenuto in quel solco e di tutto ciò che abbiamo creato lungo il percorso.

Un altro dei fattori che ci inducono a rispettare lo status quo è un’asimmetria nel modo in cui sperimentiamo l’avversione alla perdita: siamo molto più infastiditi dal potenziale negativo insito nel cambiamento di rotta che dal potenziale negativo che si nasconde lungo la strada che stiamo percorrendo. Possiamo vederlo all’opera nel dilemma della dottoressa Olstyn Martinez che, con ogni evidenza, ha coinvolto l’avversione alla perdita nelle sue considerazioni su un cambio di carriera. «E se decido di cambiare e poi le cose dovessero andar male?» Questo è parte di ciò che stava creando l’attrito che le impediva di accettare una nuova sfida lavorativa. Al contempo, però, non era così contraria alla prospettiva dello stesso risultato negativo (ovvero, l’infelicità) mantenendo il lavoro che svolgeva in quel momento, pur avendo già ammesso a sé stessa che se non avesse dato le dimissioni sarebbe stata infelice al 100 per cento. In altri termini, stava pensando alle potenziali perdite associate a ciascun percorso in modo asimmetrico.

John Maynard Keynes, uno degli economisti più influenti del XX secolo, ha riassunto bene



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